9) LA RIPARTIZIONE DELLE NUOVE TERRE SOTTO ANTONINO PIO

Antonino Pio (138 – 161 d.C.) divenne Imperatore  alla morte di Adriano, dal quale era stato adottato e dal quale aveva ricevuto, poco prima di morire, la Tribunicia Potestas.
Il suo regno, come d’altro canto lo era già stato quello del suo predecessore, segnò l’apogeo dell’Impero Romano che mai, come in questo momento, aveva goduto di un periodo di splendore e di pace così lungo.
Divenuto Imperatore, fece proseguire l’intervento di bonifica nel bacino del Fucino e così, in pochi anni, si trovò nella necessità di assegnare, mediante il sistema della “centuriazione”,  ben 8.000 ettari di terre sottratte al lago, ripartendole fra i tre Municipi il cui territorio era bagnato dalle acque del Fucino: Alba Fucens, Marruvium ed Angitia.
Per capire come furono distribuiti i terreni dobbiamo necessariamente individuare i confini dei rispettivi territori.
Un primo elemento sicuro e preciso ce lo offre il così detto “Cippo dei tre confini”, rinvenuto nel 1973 nel territorio di Luco dei Marsi (Angitia), nell’appezzamento n.3 di Strada 45, a 750 m. dalla Via Circonfucense.
La datazione del cippo è intorno alla metà del II° secolo d.C., quindi in sintonia con l’epoca della centuriazione delle nuove terre del Fucino, avvenuta nel 149 d.C.
Come si può vedere rappresentato schematicamente nella Figura seguente, la faccia superiore del cippo è divisa in tre settori.
Una metà porta l’iscrizione:
                                                               F.  P.  ALBENS.   

integrabile in: F(ines) P(opuli) ALBENS(is), cioè “Territorio del Popolo Albense”.
L’altra metà è suddivisa, a sua volta, in due settori con angoli disuguali.
Il settore minore reca l’iscrizione:
                                                                    ANGITI.

integrabile in: ANGITI(ae), cioè “(territorio) di Angitia”.
Il settore maggiore porta l’iscrizione:
                                                                ET   MARSO.           

integrabile in: ET MARSO(rum), cioè “e (territorio) dei Marsi”.
“Marsi” qui è usato come sinonimo di Marruvium, la cui denominazione completa era proprio Marsi Marruvium; comunque a livello epigrafico il termine “Marsi”, senza ulteriori specificazioni , equivale sempre a “Marruvium”.
I Marruvini erano infatti solo una delle sottopartizioni del popolo dei Marsi che comprendevano, come attestato da Plinio il Vecchio, anche gli Anxantini, gli Antinati, i Fucenti ed i Lucensi.
 

Sempre nel territorio di Luco dei Marsi, ed all’interno dell’alveo del lago,  sono stati ritrovati altri due cippi, privi però di indicazioni particolari.
Oltre a questi tre cippi rinvenuti recentemente, ne va ricordato un quarto, ritrovato intorno alla metà del XIX° secolo, sempre all’interno dell’alveo del Fucino; alto 70 cm. e leggermente conico, esso aveva la base superiore, piana, divisa in due settori da una retta .
In un settore portava l’iscrizione:
                                                                MAR.
con legatura M+A, integrabile in: MAR(si), cioè “(territorio di) Marruvium”.
Nell’altro settore erano incise tre lettere:
                                                              F. P. A.
integrabile in: F(ines) P(opuli) A(lbensis), cioè “Confini del Popolo Albense”.
Il cippo, quindi,  doveva segnalare un confine diretto tra i municipi di Alba Fucens e Marruvium, probabilmente sul prolungamento ideale della linea di confine che, iniziando dal “cippo dei tre confini”, proseguiva all’interno del lago..
Questo cippo, nel secolo scorso, fu trasferito a Roma nei giardini della residenza del Principe Torlonia e da allora se ne sono perse le tracce.

La distribuzione di questi cippi ci permette di individuare i punti precisi di incontro delle linee di confine tra i territori di Alba fucens, Angitia e Marruvium intorno alla metà del II° secolo d.C., come si può rilevare dalla Figura seguente.

Risulta così che tutte le opere dell’Emissario romano – galleria, incile, canale collettore – ricadevano nel territorio di Alba Fucens.
Questo non vuol dire che solo ad Alba spettasse la manutenzione di tutto l’Emissario in quanto, trattandosi di un’opera di pubblica  utilità, tutte le comunità del Fucino saranno state cointeressate con l’applicazione di tributi, magari sotto la supervisione di quei procuratori imperiali, come Nobilis ed Onesimus, che conosciamo attraverso le epigrafi.

Come si può vedere nella piantina , al municipio di Angitia era stata assegnata una porzione veramente esigua delle terre emerse dal lago; questo si spiega benissimo se pensiamo che Angitia era una città-santuario e quindi aveva una funzione prevalentemente di tipo religioso e cultuale, godendo di una sorta di “status di exta-territorialità”; aveva, in definitiva, esigenze  completamente diverse dagli altri due municipi per quanto riguardava l’estensione del territorio assegnatole.
Il territorio municipale di Marruvium  iniziava, ad ovest, nel punto di incontro dei confini di Alba ed Agitia, proprio ove era stato posizionato il “cippo dei 3 confini”.
Questa era dunque la situazione dei confini a sud-ovest , verso Luco.
Il territorio di Alba Fucens, partendo da Luco, risaliva verso nord e poi piegava ad est in direzione di Celano, fino ad incontrare di nuovo a nord-est del Fucino, il territorio di Marruvium.
Per questo secondo confine tra i due municipi non abbiamo indicazioni sicure, in quanto in questa zona non sono stati rinvenuti cippi di confine, per ora.
Abbiamo tuttavia un elemento indiretto: le tracce della centuriazione albense, tuttora visibili mediante fotografia aerea, con l’orientamento di diverse stradine campestri identico a quello di Avezzano e dei Piani Palentini, appartenuti sicuramente all’ Ager Albensis ; stradine che bruscamente cambiano di orientamento ad est di Celano, entrando evidentemente nel territorio municipale di Marruvium.
Così il confine diretto tra i territori municipali di Alba Fucens e Marruvium, nella zona settentrionale del Fucino, andrebbe collocato, molto probabilmente, lungo l’attuale Rio La Foce, già esistente in epoca romana e di cui però non conosciamo l’antica denominazione.
La parte restante delle nuove terre apparteneva al municipio di Marruvium: una fascia relativamente stretta, ma molto lunga, che, partendo nei pressi di Luco, faceva a sud e ad est tutto il giro del lago, fino ad arrivare, a nord, nei pressi di Celano senza soluzione di continuità.
Gli 8.000 ettari di nuove terre sarebbero stati infine così distribuiti:
3.500 ettari al municipium Alba Fucens;
4.200 ettari al municipium di Marruvium;
300 ettari appena al municipium della città-santuario di Angitia.


LA CENTURIAZIONE ALBENSE DEL 149 d.C.

Come abbiamo già accennato più volte, nel 149 d.C. nel territorio di Alba Fucens si ebbe una “centuriazione”, cioè una ripartizione di terre, con relativa assegnazione, ai veterani di guerra congedati dall’esercito di Roma.
La notizia viene riportata così dal Liber Coloniarum:
“Albensis ager lociis variis limitibus intercisivis est assignatus, terminis vero Tiburtinis, qui Cilicii nuncupantur et in limitibus constituti sunt. Aliis vero locis sacra sepulchrave vel rigores. Quorum ratio distat a se in pedes MCCL et infra. Et quam maxime limitibus est assignatus. Terminatio autem eius facta est VI id. octob.  per Cilicium Saturninum centurionem cohortis VII praet. et XX mensoribus intervenientibus. Et termini a Cilicio Cilicii nuncupantur. Haec determinatio facta est Orfitio Seniore et Quinto Scitio  Prisco consulibus”.
“Il territorio albense in diverse zone fu ripartito con suddivisioni minori, mediante termini di travertino, che sono chiamati “cilicii” e che sono posti per (delimitare i) confini. In altre zone (ci sono come confini) tempietti,  sepolcri o anche tratti rettilinei. La distanza fra loro è fissata in 1.250 piedi e anche meno. E per la massima parte (il territorio) è stato assegnato e delimitato con confini precisi: questa operazione di ripartizione è stata completata il 10 ottobre per opera di Cilicio Saturnino, centurione della VII° coorte pretoria, con l’intervento di 20 agrimensori: E i termini di confine da(l nome di ) Cilicio sono detti “cilicii”. Questa suddivisione fu eseguita durante il consolato di Orfito il Vecchio e di Quinto Scitio Prisco”. (LIBER COLONIARUM; II, 253).

Il L.C. riferisce dunque che il territorio albense fu sottoposto a centuriazione e che vi furono apposti i termini di confine; l’operazione, eseguita da una nutrita schiera di agrimensori, sotto la direzione di un certo Cecilio Saturnino, centurione della 7° coorte pretoria, fu terminata ufficialmente il 10 ottobre dell’anno 149 d. C., come si deduce dal nome dei due consoli in carica, Scipione Orfito e Quinto Nonio Prisco.
Due dei cippi confinari apposti per l’occasione, dovettero essere il cippo dei “3 confini” e quello dei “2 confini”.
Ora l’Ager Albensis era già stato ripartito, secondo la consuetudine romana, all’epoca stessa della fondazione della colonia, quindi nel 302 a.C.; per cui la nuova centuriazione, dopo ben quattro secoli e mezzo dalla prima, si era resa senz’altro necessaria per ripartire l’ingente territorio sottratto alle acque del Fucino.
La notevole estensione del territorio da centuriare, ben 3.500 ettari, giustificava anche il nutrito numero di agrimensori impiegati per l’occasione.
E’ logico supporre che una analoga operazione fosse eseguita anche per le nuove terre passate sotto la giurisdizione dell’Ager Marsus, anche se nel Liber Coloniarum non abbiamo notizie dirette su tale evento.